1893-1907
La Maison Autrique prende il nome da Eugène Autrique. Terzo di quattro figli, laureato in ingegneria meccanica, ricopre un importante ruolo all’Ecole Polytechnique de Bruxelles, dove ha come collega Emile Tassel, amico di vecchia data. La sua abitazione, anche se modesta agli occhi dell’architetto, è abbastanza grande per una piccola famiglia : i coniugi Autrique ed una sola figlia. La famiglia vi si installa nel 1894, per rimanervi una dozzina d’anni e i lavori di casa sono affidati ad una domestica che vive con loro. In fin dei conti la famiglia Autrique rappresenta il tipico esempio di famiglia borghese dell’epoca. Infatti, se l’ingegnere Autrique svolge un’esistenza apparentemente tradizionale, è poi circondato da una moltitudine di parenti, artisti o direttori di fabbrica che diffonde il loro nome in ogni parte del mondo, fino in Messico o in Congo. Eugène Autrique viaggia in altro modo, ricoprendo ad esempio le mansioni di segretario della Società del Gas di Costantinopoli o della « Société Anonyme Luxembourgeoise des Chemins de Fer et Minières Prince Henri », predecessore dell’attuale CFL ; allo stesso tempo è direttore dei Lavori Grafici di Topografia all’ULB. Per motivi sconosciuti, la famiglia deve lasciare l’abitazione nell’autunno del 1907, e questa viene poi venduta non appena la famiglia si trasferisce a Tervuren, nella periferia cittadina. Le precarie condizioni di salute costringono Eugène Autrique a lasciare il posto di insegnate, per morire qualche mese dopo.
1907-1943
L'acquirente dell’abitazione si chiama Alfred Duchateau , giovane ingegnere della regione centrale, discendente di una famiglia molto attiva nel campo dell’industria siderurgica. Lascia la tenuta di famiglia a Groseillon per trasferirsi a Bruxelles e fondare a Schaerbeek « Les Meules Duchateau ». Gli ateliers si trovano nei pressi della stazione, a pochi minuti dalla sua nuova dimora. Sotto l’impulso del suo fondatore, il piccolo impianto si sviluppa velocemente : lo stabile si espande nell’isolato fino a contare 150 operai. Alfred ed i suoi famigliari vivono davvero poco la Maison Autrique e allo scoppio della Grande Guerra la famiglia fugge prima in Inghilterra e poi in Francia. Ben presto si stabilisce nell’abitazione il fratello minore Edmond, il quale l’acquisterà nel 1922. Come spesso accadeva all’epoca, questi due fratelli sposano due sorelle : Alfred sposa Denise e il giovane Edmond Magdeleine Hiart. Edmond, nuovo inquilino, non ha lo spirito laborioso del fratello maggiore e preferisce il golf o la caccia alla gestione dell’attività famigliare. Del resto egli si occupa maggiormente della ricerca e sviluppo delle macine, mentre gli affari finiscono nelle mani di suo nipote. Alla fine degli anni 30, tre generazioni convivono nella Maison Autrique : Edmond e Magdeleine sono diventati nonni e condividono gli spazi con figli e nipoti, senza dimenticare la balia che si occupa della piu’ piccola. Dopo diverse successioni, la casa resta di proprietà della famiglia Duchateau-Hiart dal 1907 al 1986, anche se in realtà vi abitano per poco piu’ di trent’anni. Infatti, come molti altri concittadini, dopo l’invasione nel giugno del 1940, Edmond et Magdeleine lasciano il Belgio per rifugiarsi in Bretagna, a Carnac. Al loro ritorno, qualche mese dopo, decidono di trasferirsi a Watermael-Boitsfort, a sud di Bruxelles, in un quartiere piu’ arieggiato rispetto a quello di Schaerbeek. Da allora la Maison Autrique resta inabitata fino al 1943.
1943-1986
Nel bel mezzo della guerra, l’ebanista Jean-Pierre Linster prende l’abitazione in affitto. Il piano terra e il primo piano diventano sale espositive per i mobili fabbricati nel loro atelier poco lontano da li’, mentre le cantine e il secondo piano conservano la funzione abitativa; una domestica occupa la cameretta sistemata in soffitta. Non è un caso che questo mercante decida di stabilirsi nella Maison Autrique : egli conosce Vicot Horta di fama e pensa giustamente che quello puo’ essere il posto adatto dove esporre i lussuosi mobili. In tutti questi anni, la casa sembra vivere due vite parallele che si incontrano raramente : al ritmo lento del negozio si sovrappone quello della vita quotidiana e il traffico nella casa è piuttosto singolare. La casa è anche un ottimo terreno di gioco per la figlia dei padroni, e sarà proprio lei insieme al marito a prendere le redini del negozio alla metà degli anni 70. Questo è sicuramente il periodo piu’ stabile che ha conosciuto l’abitazione: più di quarant’anni vissuti ad accogliere clienti.
1986-1996
I Linster abbandonano l’abitazione per trasferirsi pochi metri piu’ in là, mentre la Maison Autrique cambia di nuovo padrone. L’ultimo erede ha deciso a malincuore di disfarsene a beneficio di una coppia di artisti desiderosi di riportare la casa allo splendore di un tempo. I nuovi proprietari si affezionano subito alla casa e fissano un primo progetto di restauro, che si concretizza inizialmente nella pulitura della facciata. I turisti non si sbagliano nel soffermarsi ad osservarla, mentre aumenta l’interesse verso l’Art Nouveau. Allo stesso tempo muri e colonne vengono sottoposti ai primi sondaggi, che poi porteranno ad ulteriori analisi ; purtroppo pero’ non avranno mai tutti i fondi necessari per restaurarla. Vari impegni portano spesso la coppia fuori Bruxelles e la casa inabitata rischia di attirare malintenzionati; cosi i due decidono di istallare un sistema d’allarme, rinforzare gli accessi e propongono ad un’amica che torna dall’estero di stabilirsi nell’abitazione. Quest’ultima inquilina farà da custode a partire dal febbraio 1993 per qualche mese. Vivere sola in una grande abitazione un po’ tetra non piace a tutti, cosi’ anche lei decide di lasciare la casa nel dicembre dello stesso anno. Vittima delle ombre e delle visite notturne, il civico 266 della chaussée de Haecht si addormenta dolcemente.